La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha smentito nè confermato i rumors su un apertura al dialogo da parte del governo sul tema del salario minimo. Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, ha esplicitamente affermato che la discussione, prevista per il 28 luglio, dovrebbe essere rimandata a settembre

di Emilia Morelli

“Per il salario minimo sono disponibile a un incontro con Giorgia Meloni anche domattina”, queste le parole della segretaria del Pd Elly Schlein a fronte dei rumors secondo cui Giorgia Meloni sarebbe aperta ad un dialogo sul tema.  “Sono felice di leggere che ci sarebbe un’apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito”, ha aggiunto Schlein chiedendo che però “allora la maggioranza ritiri l’emendamento soppressivo”.

La premier effettivamente non ha nè confermato nè smentito la questione ma la maggioranza chiede, comunque, di riparlarne a settembre. “La situazione consiglierebbe di posticipare la discussione in Aula prevista per il 28 luglio, e ciò se ci si vuole realmente confrontare nel merito della proposta. Diversamente, le opposizioni potranno godere di qualche ora di propaganda, ma senza che ciò serva a dare alcun beneficio concreto a quei lavoratori che dicono di volere tutelare”, ha affermato Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. L’orientamento appare quindi chiaro, in mancanza la maggioranza boccerà l’emendamento e l’ipotesi di dialogo sarebbe definitivamente accantonata.

Rizzetto ha poi continuato: “Leggo che propone un tavolo sul Salario minimo sulla base del miglioramento della contrattazione. È esattamente quanto avevo chiesto io in commissione Lavoro alle opposizioni, suggerendo di portare il provvedimento a settembre per ottenere una più ampia discussione e dare le risposte migliori. Anche perché la loro proposta – che resta, come ho già avuto modo di dire, senza coperture – comunque, prenderebbe vita non prima di novembre 2024. Il tempo, quindi, c’era. Avevo suggerito questa soluzione perché da sei proposte si è arrivati a una che, inevitabilmente, ha alcuni caratteri diversi dalle precedenti: quindi serviva quantomeno un ulteriore breve ciclo di audizioni. La risposta è stata una porta chiusa in faccia. Evidentemente Schlein ha cambiato idea. Bene. Io resto della stessa idea che avevo, molto banalmente, lanciato”.

Sul tema è intervenuto anche Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera chiarendo che “il tema del Salario minimo, o Salario dignitoso come sarebbe meglio chiamarlo, si può affrontare se si abbandona l’impuntatura, tutta ideologica, di fissarne per legge l’ammontare orario. Piaccia o meno a chi ci accusa di volere mantenere schiavi 3 milioni di lavoratori. Con buona pace di Schlein e Conte, gli altri al più acconsentono, il duo giallo-rosso omette di dire che la loro proposta esclude in partenza oltre 1 milione di lavoratori, quelli del lavoro domestico, è priva copertura finanziaria, produrrebbe effetti tra 1 anno e mezzo”.

Il plauso ad un eventuale tavolo di confronto arriva sia da parte di Carlo Calenda che da parte dei sindacati. Il leader di Azione in un post su Twitter ha scritto: “Sono felice che ci sia un’apertura da parte del Governo a discutere di salario minimo. Sospendiamo le polemiche e proviamo a fare insieme qualcosa di utile per l’Italia”.

Maurizio Landini, leader della Cgil ha colto l’occasione per sottolineare: “Pensiamo che oggi portare il salario minimo a 9-10 euro all’ora sia un tema urgente che va affrontato e dall’altra parte credo che bisogna superare la precarietà perché abbiamo una maggioranza di giovani che continua ad andare via dal nostro Paese proprio perché qui non trova condizioni sufficienti e c’è uno scollamento troppo elevato” .

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